venerdì 31 ottobre 2014

Il cane ideale

Come lo vogliamo il nostro cane?

Spesso l'idea che il proprietario ha del suo cane risulta molto diversa dalla realtà canina.
Il cane simpatico, bello, fedele, intelligente e pure buono è diventato il frutto di modi di pensare errati dove l'intelligenza umana viene fatta coincidere con quella del nostro animale e dove la somiglianza con noi viene esagerata. L'ambiente urbano  ha favorito l'antropomorfizzazione dell'animale da compagnia e questo ha portato a considerare il cane come fosse un bambino facendogli vivere esperienze che non rispondono alle sue esigenze etologiche.
Il cane ha una grande capacità di adattarsi alle diverse situazioni, impara ed utilizza la sua intelligenza per affrontare le diverse problematiche che incontra. Il cane pensa e lo fa in funzione dei suoi peculiari bisogni.
Sta nel proprietario conoscere e capire quali siano per aiutarlo a meglio integrarsi nella società senza rinunciare alla sua natura.


Quando decidiamo di adottare un cucciolo di cane prepariamoci allora molto bene! Chiediamo informazioni al nostro veterinario che ci potrà dare consigli ancora prima del suo arrivo. Sapremo impostare un buon rapporto e organizzare una buona convivenza nella nostra casa rispettando le sue esigenze etologiche.


martedì 28 ottobre 2014

Educare il cane

Il progetto educativo per il nostro cane non deve essere attuato nella gestione dei momenti di emergenza ma deve essere programmato e vissuto con lui. E' necessario organizzare delle attività che lo portino a preferire comportamenti che noi definiamo educati rispetto ad altri nei quali egli decide in modo autonomo con l'istinto e l'impulsività e che non sono corretti.
Le parole addestramento ed educazione sono spesso usate come sinonimi, come se un cane ben "addestrato" avesse le stesse competenze di un cane ben "educato". In realtà si tratta di due cose diverse.
Addestrare un cane significa renderlo capace di svolgere specifici compiti, o di avere reazioni precise a particolari situazioni. Sono cani addestrati quei cani che fanno parte delle forze dell'ordine, quelli usati in ambito umanitario in missioni da soccorso, questi cani hanno dei compiti importantissimi e senza di loro sarebbe difficile portare aiuto.
Educare un cane invece significa correggere i suoi comportamenti in modo da rendere più facile il suo inserimento all'interno della società. Questo naturalmente è positivo perchè sarà capace di vivere con serenità in contesti diversi, in ambienti dove persone ed animali non rappresentino per lui un problema. Le esperienze con il suo proprietario saranno molte di più rispetto ad un cane non educato e sarà più accettato in società.
Il consiglio per ogni cane di razza o meticcio è quello di fornigli una buona educazione di base. Se il cane impara esercizi semplici come " il seduto","a terra", "fermo", a non saltare addosso alle persone ecc... sicuramente ci sarà maggior capacità di controllo da parte del suo padrone che nei vari contesti gli dirà cosa deve fare.
Gli insegnamenti cinofili richiedono l'aiuto di professionisti qualificati che sappiano accompagnare il cane ed il suo padrone migliorando e rinforzando la loro relazione.

Per fare questo le esperienze vissute con il cane devono essere pianificate attraverso associazioni positive, negative ed evocati. E' importante allora favorire una vita piena di esperienze positive fin da cuccioli soprattutto durante il periodo sensibile e nella fase di socializzazione quando imparano a conoscere cose nuove che saranno in futuro evocate.
Come proprietari dobbiamo agevolare il nostro cane facendogli scoprire il beneficio che potrà ottenere attraverso un certo comportamento che dovrà essere scoperto come conveniente per lui. Essere delle guide o imparare a diventarlo con l'aiuto di un educatore ci porterà ad una situazione ideale dove noi diremo che il nostro cane è educato mentre lui avrà semplicemente scoperto molte situazioni favorevoli.

http://www.petfamily.it/data/00Rivista/11-Novembre/HTML/index.html

sabato 25 ottobre 2014

Il mio gatto lo sa !

Per le future mamme alcuni utili consigli al fine di favorire una serena convivenza tra il gatto e il neonato:
• Coinvolgere il gatto durante l’allestimento della cameretta del bambino e consentire all’animale l’ingresso alla stanza in libertà o quando Mamma e Papà sono presenti. Così facendo, la curiosità della “camera proibita” scemerà rapidamente!
• Poiché numerosi gatti gradiscono riposare nella culla, è opportuno predisporre numerosi luoghi di riposo (cuccette, scatole di cartone, in bella vista o nascosti secondo le preferenze del gatto) nella cameretta cos. che l’animale possa acciambellarvisi con tranquillità!
• Mostrare al gatto, qualche settimana prima dell’arrivo del bambino la carrozzina sia immobile, collocata in differenti stanze dell’abitazione, sia in movimento all’interno delle mura domestiche. Così facendo, l’animale imparerà a non avere paura di quest’oggetto!
• Lasciare che il gatto si avvicini al bambino e lo annusi spontaneamente, senza forzarne l’interazione e il contatto.
È opportuno evitare di alzare la voce (o gridare), sollevare e spostare rapidamente il bambino o voltarsi di scatto all’arrivo dell’animale per non preoccupare o spaventare il gatto!
• Limitare, durante i primi giorni dopo la dimissione, la presenza dei parenti a quelli maggiormente conosciuti dal gatto in modo che la famiglia possa “conoscersi” in tutta tranquillità!
• Coinvolgere il gatto (se questi lo desidera) nella cura del neonato chiamandolo quando il piccolo si sveglia, piange, è allattato, deve essere cambiato e cos. via. Inoltre, è opportuno interagire con l’animale (coccole, giochi, bocconcini) durante i periodi di veglia del neonato. All’arrivo di parenti e amici, questi saluteranno dapprima il gatto e solo in un secondo tempo il bambino. Cos. facendo, l’animale si sentirà parte del gruppo e integrerà rapidamente il nuovo arrivato nella famiglia!
• Distogliere l’attenzione del neonato dal gatto fin dai primi giorni dopo l’arrivo a casa, coinvolgendo il bambino in altre attività spiegando che “il micio ha bisogno di fare la nanna” o “ sta mangiando”. Così facendo, quando il bimbo inizierà a gattonare, rispetterà anch’egli gli spazi dell’animale prevenendo la comparsa di eventuali comportamenti di aggressione difensiva!
Un grazie alla dott.ssa Giussani che li ha suggeriti.