mercoledì 26 novembre 2014

Quando la conoscenza si integra con la passione


Spesso ci lasciamo coinvolgere dalle passioni senza considerare tutte le conseguenze che ne possono derivare. Con questo corso ci poniamo come obiettivo quello di  rallentare e riflettere bene. Affrontare una nuova adozione o porre rimedio ad eventuali errori di gestione dei nostri pet è indispensabile. Ogni animale deve essere rispettato nei suoi bisogni che non coincidono purtroppo con i nostri. Siamo sempre di fretta, il lavoro ci toglie tanto tempo dalla casa ma il desiderio di tornare e trovarci i nostri animali prevale. Quando posso  allora permettermi di adottare un animale?  Come essere un proprietario responsabile? Tutte queste tematiche saranno chiarite durante il corso che ci aiuterà un pò ad aprire gli occhi sul mondo del cane e del gatto.

venerdì 31 ottobre 2014

Il cane ideale

Come lo vogliamo il nostro cane?

Spesso l'idea che il proprietario ha del suo cane risulta molto diversa dalla realtà canina.
Il cane simpatico, bello, fedele, intelligente e pure buono è diventato il frutto di modi di pensare errati dove l'intelligenza umana viene fatta coincidere con quella del nostro animale e dove la somiglianza con noi viene esagerata. L'ambiente urbano  ha favorito l'antropomorfizzazione dell'animale da compagnia e questo ha portato a considerare il cane come fosse un bambino facendogli vivere esperienze che non rispondono alle sue esigenze etologiche.
Il cane ha una grande capacità di adattarsi alle diverse situazioni, impara ed utilizza la sua intelligenza per affrontare le diverse problematiche che incontra. Il cane pensa e lo fa in funzione dei suoi peculiari bisogni.
Sta nel proprietario conoscere e capire quali siano per aiutarlo a meglio integrarsi nella società senza rinunciare alla sua natura.


Quando decidiamo di adottare un cucciolo di cane prepariamoci allora molto bene! Chiediamo informazioni al nostro veterinario che ci potrà dare consigli ancora prima del suo arrivo. Sapremo impostare un buon rapporto e organizzare una buona convivenza nella nostra casa rispettando le sue esigenze etologiche.


martedì 28 ottobre 2014

Educare il cane

Il progetto educativo per il nostro cane non deve essere attuato nella gestione dei momenti di emergenza ma deve essere programmato e vissuto con lui. E' necessario organizzare delle attività che lo portino a preferire comportamenti che noi definiamo educati rispetto ad altri nei quali egli decide in modo autonomo con l'istinto e l'impulsività e che non sono corretti.
Le parole addestramento ed educazione sono spesso usate come sinonimi, come se un cane ben "addestrato" avesse le stesse competenze di un cane ben "educato". In realtà si tratta di due cose diverse.
Addestrare un cane significa renderlo capace di svolgere specifici compiti, o di avere reazioni precise a particolari situazioni. Sono cani addestrati quei cani che fanno parte delle forze dell'ordine, quelli usati in ambito umanitario in missioni da soccorso, questi cani hanno dei compiti importantissimi e senza di loro sarebbe difficile portare aiuto.
Educare un cane invece significa correggere i suoi comportamenti in modo da rendere più facile il suo inserimento all'interno della società. Questo naturalmente è positivo perchè sarà capace di vivere con serenità in contesti diversi, in ambienti dove persone ed animali non rappresentino per lui un problema. Le esperienze con il suo proprietario saranno molte di più rispetto ad un cane non educato e sarà più accettato in società.
Il consiglio per ogni cane di razza o meticcio è quello di fornigli una buona educazione di base. Se il cane impara esercizi semplici come " il seduto","a terra", "fermo", a non saltare addosso alle persone ecc... sicuramente ci sarà maggior capacità di controllo da parte del suo padrone che nei vari contesti gli dirà cosa deve fare.
Gli insegnamenti cinofili richiedono l'aiuto di professionisti qualificati che sappiano accompagnare il cane ed il suo padrone migliorando e rinforzando la loro relazione.

Per fare questo le esperienze vissute con il cane devono essere pianificate attraverso associazioni positive, negative ed evocati. E' importante allora favorire una vita piena di esperienze positive fin da cuccioli soprattutto durante il periodo sensibile e nella fase di socializzazione quando imparano a conoscere cose nuove che saranno in futuro evocate.
Come proprietari dobbiamo agevolare il nostro cane facendogli scoprire il beneficio che potrà ottenere attraverso un certo comportamento che dovrà essere scoperto come conveniente per lui. Essere delle guide o imparare a diventarlo con l'aiuto di un educatore ci porterà ad una situazione ideale dove noi diremo che il nostro cane è educato mentre lui avrà semplicemente scoperto molte situazioni favorevoli.

http://www.petfamily.it/data/00Rivista/11-Novembre/HTML/index.html

sabato 25 ottobre 2014

Il mio gatto lo sa !

Per le future mamme alcuni utili consigli al fine di favorire una serena convivenza tra il gatto e il neonato:
• Coinvolgere il gatto durante l’allestimento della cameretta del bambino e consentire all’animale l’ingresso alla stanza in libertà o quando Mamma e Papà sono presenti. Così facendo, la curiosità della “camera proibita” scemerà rapidamente!
• Poiché numerosi gatti gradiscono riposare nella culla, è opportuno predisporre numerosi luoghi di riposo (cuccette, scatole di cartone, in bella vista o nascosti secondo le preferenze del gatto) nella cameretta cos. che l’animale possa acciambellarvisi con tranquillità!
• Mostrare al gatto, qualche settimana prima dell’arrivo del bambino la carrozzina sia immobile, collocata in differenti stanze dell’abitazione, sia in movimento all’interno delle mura domestiche. Così facendo, l’animale imparerà a non avere paura di quest’oggetto!
• Lasciare che il gatto si avvicini al bambino e lo annusi spontaneamente, senza forzarne l’interazione e il contatto.
È opportuno evitare di alzare la voce (o gridare), sollevare e spostare rapidamente il bambino o voltarsi di scatto all’arrivo dell’animale per non preoccupare o spaventare il gatto!
• Limitare, durante i primi giorni dopo la dimissione, la presenza dei parenti a quelli maggiormente conosciuti dal gatto in modo che la famiglia possa “conoscersi” in tutta tranquillità!
• Coinvolgere il gatto (se questi lo desidera) nella cura del neonato chiamandolo quando il piccolo si sveglia, piange, è allattato, deve essere cambiato e cos. via. Inoltre, è opportuno interagire con l’animale (coccole, giochi, bocconcini) durante i periodi di veglia del neonato. All’arrivo di parenti e amici, questi saluteranno dapprima il gatto e solo in un secondo tempo il bambino. Cos. facendo, l’animale si sentirà parte del gruppo e integrerà rapidamente il nuovo arrivato nella famiglia!
• Distogliere l’attenzione del neonato dal gatto fin dai primi giorni dopo l’arrivo a casa, coinvolgendo il bambino in altre attività spiegando che “il micio ha bisogno di fare la nanna” o “ sta mangiando”. Così facendo, quando il bimbo inizierà a gattonare, rispetterà anch’egli gli spazi dell’animale prevenendo la comparsa di eventuali comportamenti di aggressione difensiva!
Un grazie alla dott.ssa Giussani che li ha suggeriti.


giovedì 17 luglio 2014

I sensi nel gattino

                                                                                   Percezione visiva
Le palpebre nel gattino si aprono in media verso il 9° giorno. L'occhio è immaturo e poco funzionale in partenza mentre verso il 21° giorno lo diventa.
A 22-28 giorni il gattino può toccare gli oggetti con la zampa pur fissandoli con lo sguardo.
Tra il 25 e il 35° giorno acquisisce la capacità di evitare il vuoto e gli ostacoli. Il colore dell'iride cambia verso il 25° giorno. La maturazione dell'occhio e del sistema nervoso ottico continua fino al 4° mese.
Percezione uditiva
L'udito è il senso più sviluppato nel gatto. La preda viene localizzata prima tramite l'udito poi tramite la vista. Il gatto ha due vantaggi:
1- Percepisce gli ultrasuoni fino a 60 Khz o addirittura 100 Khz (necessità di intercettare quelli dei piccoli roditori), mentre l'uomo sente i suoni fino a 20 Khz.
2- I padiglioni auricolari a forma di cono sono ideali per captare i suoni, aumentano 2,3 volte la potenza dei segnali. Il numero delle fibre nervose che conducono i suoni al cervello è  superiore a quello dell'uomo.
 
Percezione olfattiva
Una certa sensibilità olfattiva è presente alla nascita e serve al gattino per orientarsi verso la madre.
L'epitelio olfattivo è relativamente ampio, coprendo una superficie di circa 20 cm2 in confronto ai 2-4 cm2 dell'uomo.
Rispetto all'uomo il gatto ha un numero di cellule nervose legate all'olfatto 4 volte superiore, e sente molto meglio di noi ma meno del cane.
                                                                              
                                                                                 Percezione tattile
Il tatto è essenziale nell'organizzazione dei riflessi di sopravvivenza del neonato La tolleranza al contatto è molto variabile da gatto a gatto.
Il gatto è fornito di sensori tattili molto sensibili, le vibrisse: a livello di rima naso-labiale, al di sopra degli occhi e sotto le orecchie, vicino all'angolo della mascella, e a volte a livello del carpo. Esse danno un'idea precisa della larghezza di un passaggio. La sensibilità al calore nel gatto è molto particolare infatti il corpo del gatto è a una situazione confortevole ad un calore radiante di oltre 50°.                                                                      
                                                                       Gusto
Non è molto studiato nel gatto. Recettori per il gusto sono stati trovati sulle papille linguali, sull'epiglottide, palato molle, labbra, parete buccale e faringe.
La punta ed il margine anterolaterale della lingua sembra essere più sensibile al salato.
La base e la porzione posterolaterale della lingua è più sensibile all'amaro.
Le altre regioni sono sensibili all'acido tranne la parte dorsale centrale.
La sensibilità al dolce è molto scarsa e ciò è spiegabile con la dieta prettamente carnivora del gatto.



mercoledì 16 luglio 2014

Osserviamo i nuovi micetti appena nati

Il periodo neonatale. Alla nascita i gattini hanno ancora le palpebre chiuse come pure un sistema uditivo poco sviluppato. La mamma gatta è fondamentale per provvedere alle necessità dei suoi piccoli e  oltre al nutrimento fornisce loro il calore necessario per vivere. I gattini attraverso i sistemi sensoriali tattili si spingono verso il pelo materno tramite il riflesso di intrusione fino a trovare la linea mammaria, poi sempre attraverso il riflesso di suzione iniziano ad alimentarsi. Nei primi  dieci giorni  di vita l'attività reflessogena è predominante e la mamma gatta stimola con il leccamento il riflesso perineale che provoca l'emissione di urina e feci. In questo periodo i gattini dormono moltissimo fino al 9o% della giornata, questo permette a loro di crescere e di completare lo sviluppo neurologico.
Periodo di transizione. Dopo le prime due settimane i gattini iniziano ad esplorare il mondo grazie alle percezioni visive ed uditive. Essi iniziano a  socializzare dapprima tra fratelli poi pure con l'ambiente che li circonda compresi l'uomo ed altre specie animali ( socializzazione intraspecifica ed interspecifica). 
Sembra che la socializzazione intraspecifica sia raggiunta con maggior facilità quando il gattino proviene da una cucciolata di almeno 4 piccoli e rimane con i fratelli fino a 12 settimane e se in questo lasso di tempo viene frequentemente in contatto con gatti adulti.
La socializzazione interspecifica  dei gattini verso le persone è facilitata dall'interazione tattile e vocale con il piccolo da due settimane di età in un contesto positivo in presenza della madre (chiaramente socializzata) toccandolo lungo tutto il corpo e trattenendolo gentilmente. Queste precoci interazioni faciliteranno i piccoli ad avere  atteggiamenti amichevoli ed affettuosi verso le persone.
Lo svezzamento ed il distacco si avranno a partire dalla quarta settimana fino alla settima. Verso le otto settimane avremo la possibilità di dare in adozione i gattini perchè già autonomi nelle loro funzioni di vita in grado cioè di alimentarsi, di eliminare nella cassetta, di correre e giocare.
La mamma gatta nei primi due mesi infatti ha dato loro la possibilità di essere autonomi, equilibrati, capaci di controllarsi nei movimenti, nel morso,  nel graffio, svolgendo quindi un ruolo di tipo educativo fondamentale .













lunedì 30 giugno 2014

Anche il proprietario sa comunicare

Quando vistiamo i nostri animali in studio o a domicilio risulta di fondamentale importanza l'incontro con i proprietari che danno voce ad una situazione  del loro animale da risolvere.
Il proprietario di un cane o gatto con problemi comportamentali deve essere un buon comunicatore. Saper capire cosa comunica il proprio animale, diventa già un modo per risolvere parzialmente molte cose e insieme al veterinario è possibile costruire un progetto riabilitativo utile.
Come  veterinari, per favorire la nascita di una buona relazione di lavoro, è necessario ascoltare attentamente quello che il proprietario ha da dirci, comprendendo e riconoscendo l’emozione dell’altro ( empatia) per poi rispondere in modo autentico in quello che si pensa.
Stiamo vivendo un tempo di cambiamenti continui che a volte disorientano nella loro velocità, cerchiamo allora di avere la mente pronta ad accettarli con curiosità e disponibilità. Ascoltiamo  bene i nostri clienti e osserviamo quello che ci può essere utile ai fini terapeutici.
Grazie all'empatia potremmo esprimere il nostro appoggio nella maniera corretta e attraverso molte domande si arriverà a trovare con il proprietario stesso diverse possibili soluzioni. Le informazioni ottenute andranno infine restituite al cliente stesso sotto forma di visibili modifiche che lo aiuteranno ad assumersi la responsabilità di agire per il meglio.
Questo tipo di  comunicazione crea dei vantaggi aperti prima di tutto all'animale che è il nostro paziente poi al proprietario che avrà una percezione positiva di essere stato capito e infine anche al veterinario che sarà percepito come una persona  che promuove la salute esercitando una professione d'aiuto.

lunedì 24 marzo 2014

Disturbo dell'inserimento in famiglia


Fin dal suo arrivo, il cucciolo si inserisce all'interno della famiglia che costituisce il branco. Può succedere che al momento della pubertà il cane cominci a sfidare i proprietari cercando di ottenere le maggiori risorse possibili che di solito sono il cibo, il controllo dello spazio, le iniziative del contatto e la sessualità manifestata.
Il cane emette dei segnali di comunicazione precisi per definire l'affermazione di sé e a volte mette in atto comportamenti aggressivi per affermare il suo status. Dopo la pubertà il cane comincia a chiedersi quale sia il suo posto nel branco familiare ed è probabile che attraverso le cure che riceve dopo ogni richiesta di gioco, cibo e coccole possa capire di essere lui incaricato alla gestione del branco. Oltre alla maturità sessuale infatti si ritrova a gestire  la maturità sociale. 
Questa situazione poco chiara al cane può indurre manifestazioni ansiose con possibili comportamenti aggressivi rivolti spesso solo ai membri della casa. E' necessario intervenire prima che il cane strumentalizzi le aggressioni attraverso la cura della relazione cane proprietario.
Attenzione allora al cane che  ringhia molto difendendo oggetti o spazi di casa perché poi potrebbe passare all'attacco. In seguito se  inizierà ad avere successo passerà direttamente al morso senza più avvisare con il ringhio.

Le dinamiche relazionali tra proprietario e cane dovranno essere modificate  per poter far si che l'animale riesca a capire bene quale sia il suo ruolo nel branco che sarà sempre quello del giovane mentre il proprietario dovrà essere sempre l'adulto di casa.
Per fare questo i proprietari  dovranno accreditarsi agli occhi del cane attraverso piccole azioni che lo porteranno ad uno stato di sicurezza e tranquillità. Ogni tipo di interazione deve partire sempre da loro. L'educatore potrà suggerire tante attività ma è opportuno che poi i proprietari siano in grado di farsi capire dal cane senza timore di essere aggrediti. Dopo attenta visita comportamentale si valuterà anche se è necessario intraprendere una terapia farmacologica almeno nei primi tempi, per evitare incidenti da morso ed aiutare sia il proprietario che il cane.  




martedì 4 marzo 2014

Il cane che ingerisce feci

Si definisce coprofagia l'ingestione di feci da parte del cane ed è sicuramente una cattiva abitudine! Proviamo ad indagare quali siano le motivazioni che portano ad un tale comportamento.
Una prima spiegazione arriva dalla natura che come strategia induce la madre ad adottare questo metodo per salvaguardare la prole dall'attacco dei predatori. Infatti spesso tracce di feci ma anche di invogli fetali lasciano messaggi odorosi e piste ai nemici. Per questo la cagna dopo il parto ingerisce tutti i residui e le placente dei suoi piccoli e continuerà in seguito ad ingerire le loro feci mentre effettua le normali cure igieniche. Per i piccoli i continui lavaggi ai genitali sono inoltre indispensabili per stimolare l'evacuazione. A volte il problema si presenta nei cuccioli appena adottati che ingeriscono le loro feci o quelle di altri animali continuando a farlo anche da adulti. Mentre il proprietario pensa che il tutto sia molto spiacevole il cane differentemente vive questo fatto molto "normale". Ma in realtà dove finisce la normalità? Ci può essere una responsabilità umana a questo problema se la gestione in partenza avviene in modo scorretto.
I cuccioli tenuti in negozio per animali in spazi ristretti, i cani di allevamento o di canili costretti a restare numerosi in box troppo piccoli associati a situazioni di scarsa  igiene sono più predisposti alla coprofagia. Questi fattori impediscono al cane di suddividere  bene le varie zone di alimentazione, riposo, eliminazione e l'ingestione delle feci diventa una sorta di "pulizia" che il cane effettua.
Da non sottovalutare comunque la natura di carnivoro nel cane che lo induce a nutrirsi di materiale organico nonostante il cibo ricevuto regolarmente dal suo proprietario. Quando il cucciolo viene adottato può succedere che le frequenti eliminazioni associate a punizioni da parte del proprietario  inducano il cane ad ingerire le proprie feci per nascondere la cattiva azione.
La cosa migliore da fare è non sgridare il cane  perché il problema potrebbe peggiorare. Cerchiamo invece di dare al nostro cane delle abitudini con uscite regolari e belle passeggiate dove le eliminazioni sono spontanee e dove le attività vissute con il proprietario impediscono al cane di concentrarsi sulle feci. Facciamo vivere il cane in zone adatte e non in luoghi ristretti e soprattutto cerchiamo di curare bene la pulizia di questi luoghi. Riprendere il cane ogni volta che si catapulta su feci, ma anche sul cestino dei rifiuti, stimola il cane a competere con il padrone per difendere una risorsa che ha trovato per primo. Sentirsi rimproverato su quella determinata cosa fa si che questa assuma agli occhi dell'animale un valore grande da ottenere. Il cane non comprende l'apprensione del proprietario intesa come modalità per salvaguardare la sua salute. Per lui  si tratta di un qualcosa che a livello olfattivo è molto stimolante e quindi di enorme valore.

sabato 1 febbraio 2014

Il cane timido

A volte  capita di incontrare cani molto timidi o molto paurosi. Basta un passo, un oggetto che cade a terra o una porta che si chiude a far sorgere una reazione immediata al cane che si ritira in zone appartate o sobbalza per lo spavento. Nel cucciolo il periodo che arriva alla 13-15 settimana di vita è fondamentale al corretto sviluppo comportamentale. E' proprio in questa fase che impara la corretta socializzazione. Essendo un animale sociale ha la necessità di stare con le persone ed anche altri animali. Può succedere che l'animale abbia una soglia troppo bassa di attivazione se l'ambiente in cui si trova a crescere risulta poco stimolante come ad esempio un canile o una casa di campagna isolata. Una volta adottato  il cane ha paura delle cose nuove e manifesta uno stato di forte stress. Anche le caratteristiche familiari possono contribuire al problema. Il cucciolo può apprendere dalla madre paurosa il comportamento di timidezza; se forzato nelle interazioni potrebbe avere reazioni improvvise ed ipertrofiche agli stimoli che possono essere dovute all'assenza dei dovuti autocontrolli con risposte a forti emozioni.
Il cane che non arriva all'abituazione nei confronti di persone, oggetti, luoghi e rumori esterni nel tempo potrebbe passare alla fase di sensibilizzazione. Alcuni cani tendono ad allontanarsi o reagire anche ringhiando per allontanare lo stimolo fobogeno e questo è pericoloso.
Si possono utilizzare semplici consigli per favorire la nascita di un rapporto di amicizia e fiducia tra cane e proprietario:
- stare con il cane anche senza fare nulla giusto per farci conoscere
- non fissare il cane ma spostare lo sguardo lateralmente
- non alzare le braccia e se possibile stare a terra.
- non forzare il cane ad avvicinarsi, chiamarlo più volte al giorno in modo che si abitui alla vostra voce e se il cane lo accetta dare qualche bocconcino o lasciarlo a disposizione .
-  parlare a voce bassa
- lasciare che sia lui ad avvicinarsi spontaneamente - usare dei movimenti lenti
- non guardare sempre il cane perchè si tranquillizzi e si senta più libero.
- uscire nelle ore più"tranquille" della giornata e in zone poco movimentate.
- creare una routine quotidiana per favorire l'abituazione agli stimoli che il cane incontrerà durante la giornata favorendo così la loro prevedibilità .
FARE ATTIVITA' CHE PERMETTANO AL CANE DI PRENDERE FIDUCIA IN SE STESSO molto semplici che non portino mai il cane a fallire.